Ero buono per la chimica

delle vite in_degne di essere vissute
concept voce, campionatore e oggetti sonori – Antonello Cassinotti

Nel 1863 lo psicologo Francis Galton sviluppò una teoria che ebbe un forte impatto sul modello psichiatrico: l’eugenetica (dal greco eu-genos – “di buona razza”) arrivando a definire “razze inferiori” alcuni gruppi di “etnia diversa” da quella individuata come perfetta.
Le idee di Galton furono entusiasticamente abbracciate dallo psichiatra Emil Kraepelin, fondatore dell’Istituto di Ricerca Psichiatrica e mentore dei futuri psichiatri nazisti.
Grazie al lento e inesorabile lavoro d’indottrinamento eseguito dagli psichiatri eugenetici le idee di purezza razziale e di “soppressione della vita indegna di essere vissuta” poterono proliferare ed essere accettate.

A subirne le conseguenze, primi fra tutti, furono le persone con problemi psichiatrici e con disabilità.

Prima ancora che nei campi di concentramento, prima degli ebrei, prima degli omosessuali, degli zingari e dei comunisti, centina di migliaia di persone vennero sterilizzate, internate e uccise … e quel che è peggio continuarono a morire anche dopo la fine del conflitto bellico. Persone la cui sola colpa (se così vogliamo definirla) è stata quella di essere considerate inutili, anzi un peso e un pericolo per la società che si voleva il più sana e virile possibile.

Il testo “Ero buono per la chimica”, preso in prestito dal titolo di una delle poesie più intense di Dino Campana nasce in occasione di una performance concepita e realizzata con Renzo Francabandera come evento collaterale nell’ambito della mostra L’OSSESSIONE DELLA NORMALITA’ 3 presso lo Spazio Heart il 10 febbraio del 2016 dedicata a Giovanni Sesia sul manicomio di Novara.
In quella occasione, in un dialogo vivo e concreto con il lavoro di Sesia e coinvolgendo gli spettatori, Cassinotti e Francabandera, per la prima volta insieme, hanno indagato il limite fra identità e rappresentazione proponendo una azione visivo-sonora che intreccia lavoro su immagine video/live, live painting, voce e corpo, per raccontare un momento buio dell’umanità, che ha portato alle camere a gas. Qui un breve estratto della perfotmance allo Spazio Heart