Mondo bianco
Teatro/audio dramma per Samuel Beckett
con ANTONELLO CASSINOTTI e GIADA BALESTRINI
regia ANTONELLO CASSINOTTI e GIADA BALESTRINI
suoni LUCA DE MARINIS / MARCO PERA
fotografia / progetto grafico VALERIA CODARA
Mondo bianco è un mondo di sogno, un’immagine mentale, uno spazio che non c’è, una condizione anelata da Henry, il protagonista di Ceneri di Samuel Beckett. Un Mondo di riposo acustico, un ovattamento dell’animo, una sorta di silenzio luminoso o di rumore bianco.
Due movimenti: il primo visione dove su un tappeto bianco, sotto una luce algida un uomo allo scandire di ON e STOP predispone lo spazio scenico e quello sonoro della piéce radiofonica; nel secondo ascolto la luce si spegne e inizia l’audiodramma. I valori poetici e musicali della parola detta, la fisicità delle voci e il paesaggio dei suoni creano una composizione di natura esclusivamente sonora. Lenta, monotona, con un respiro simile all’onda del mare.
primo movimento: visione
Su un tappeto bianco, sotto una luce algida un uomo predispone lo spazio scenico e quello sonoro della piéce radiofonica: alcuni oggetti , dei microfoni, una superficie ricoperta di sassi bianchi a simboleggiare una spiaggia, una donna…
La precisa sequenza delle azioni che compie, e il set stesso, sono rappresentazione del suo spazio sonoro mentale. Il fonico di trasmissione, alter ego del protagonista, ad ogni azione apre e chiude, attraverso i comandi ON e STOP, i microfoni per effettuare dal vivo le registrazioni necessarie per la composizione dell’audiodramma.
secondo movimento: ascolto
Quando la scena è allestita e i suoni necessari sono elaborati e catalogati la luce si spegne negando al pubblico la possibilità della visione, e inizia l’audiodramma. I valori poetici e musicali della parola detta, la fisicità delle voci e il paesaggio dei suoni creano una composizione di natura esclusivamente sonora. Lenta, monotona, con un respiro simile all’onda del mare, che solo talvolta si sospende lasciando spazio a dinamiche differenti in precisi momenti drammaturgici.
L’esperienza dell’ascolto si traduce in un teatro della mente dove l’immaginario si intreccia con la memoria di ciò che lo spettatore ha visto e ascoltato durante il primo movimento
Poi la luce torna lentamente ad abitare la scena spglia dei corpi degli attori dove l’Assenza disegna così le caratteristiche principali di un radiodramma: incorporeità e invisibilità nel flusso delle parole.
…lo dico perché è un suono così strano, così diverso da quello del mare
che se non sapessi cosa lo produce non lo riconosceresti.
da Ceneri S. Beckett
La percezione sonora è spesso considerata un automatismo innato e naturale, frequentemente però è mediata dalla nostra cultura e dal contesto in cui agiamo. Per questo è interessante mostrare come rumori comuni possano essere utilizzati per diventare altro, per suggerire e creare ambienti sonori, attraverso la loro manipolazione e ri-contestualizzazione.
Nello spettacolo i piani di realtà e manipolazione si sovrappongono: i rumori son suonati come strumenti e contribuiscono alla drammaturgia dello spettacolo, gli attori agiscono in uno spazio sonoro virtuale che essi stessi hanno contribuito a realizzare, il fonico è un attore fuori scena che dialoga con i personaggi.
Luca De Marinis
CENERI di S. Beckett
Embers, è un collage di frammenti appartenenti a livelli narrativi e temporali differenti che sono da cesellare come un puzzle. Tutto è vago e inafferrabile. Henry, il protagonista, si trova su una spiaggia a parlare al padre, morto annegato, per riferirgli del tormento che gli procura l’ossessivo rumore del mare che non cessa mai di risuonare nella sua testa e che lui invece tenta furiosamente di soffocare parlando in continuazione da solo. Subito dopo, comincia a raccontare una storia mai finita che coltiva da anni e che narra di un tale di nome Bolton che, in preda a una terribile sofferenza, in una bianca notte d’inverno chiama il suo caro amico e dottore Holloway, che arriva quando le braci del camino diventano ceneri. Interrotto bruscamente il racconto, Henry chiama improvvisamente la moglie Ada, dalla quale, a differenza del padre, riesce a ottenere delle risposte: ricordano alcuni momenti del passato, con flashback uditivi, intensamente evocativi. Quando i due tornano a parlare del problema di Henry: il suo continuo parlare tra sé e sé, Ada gli consiglia di rivolgersi a Holloway, lasciando intendere alla consonanza tra la vita di Henry e la storia che lui affannosamente tenta di comporre.
Quello che Beckett cerca nei suoi lavori per la radio è la pura grana della voce, la corporeità del parlare. Corpo vocale non soggetto ai riflettori dell’occhio né allo scrutinio della ragione, Materia ineffabile che senza spiegare rivela e che chiede all’ascoltatore di lasciarsi semplicemente risucchiare nel vortice del suo effimero incantesimo.
Lucia Esposito – Scene Sonore. I radiodrammi di Samuel Beckett