TEATRO SONORO

en ENGLISHLuigi Pasotelli, grande poeta sonoro del secolo scorso, amava definire il proprio fare poesia “teatrini sonori”.
Un teatro autonomo, il suo, che si spiega, o meglio non si spiega, lungo i confini vaghi e sempre più labili fra arte e arte.

Il poeta sonoro può essere fantasma scomodo se si avverte che il recupero della Parola è anche e forzatamente recupero autentico del corpo e di quel Corpo immenso, in delimitato e tentacolare (grottesco) che gli è proprio e non solo della voce scioccamente intesa come imbuto canoro e non come voragine del Senso in cui il Poeta deve saper discendere se vuole per davvero “smarrirsi” (Luigi Pasotelli)

Con timida / sfrontata riverenza nell’abitare la scena come atto sonoro ci piace mutuare questi confini, al limite tra il performare e il recitare in una dialettica continua tra una dimensione vocale e musicale, tra il segno sonoro e il gesto ritmico … in modo vitale.

Contraddistingue il nostro fare teatro la centralità dell’attore nell’atto performativo che come un guitto continua a concepire tensioni, credendoci proprio come fanno i bambini, per sdrammatizzarle poi con ironia … Un senso ancestrale del vivere la finzione.

Spettacoli, performance, letture e installazioni si ritrovano in un percorso lungo anni di tentativi di intendere musica (spesso dal vivo) e teatro (spesso morto) partecipi in egual misura.

Carmelo Bene e Antonin Artaud, maestri e mentori, orientano questo percorso tra tappe e svolte.


PRODUZIONI

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